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Purghe al penitenziario

 
Post #1


Purghe al penitenziarioQuando il clisterino entrò nel sedere rimase paralizzato dalla sensazione di invasione e brucione, contrasse le natiche ancora rosse per le sculacciate che l'infermiera del penitenziario aveva dovuto infliggergli perchè finalmente stesse fermo, e la smettesse di opporsi alla purga. Era stato ricoverato per una forte influenza e l'allettamento l'aveva reso costipato. Dopo i fatidici cinque giorni senza scariche toccava la prima peretta al glicerolo e malva, che nel suo caso venne somministrata sulle ginochhia dell'infermiera. La sua espressione andava dallo sdegno all'imbarazzo e infine alla frustrazione e resa. Quel ragazzone alto e grosso, con le natiche cicciotte, assai temuto dagli altri detenuti, ora doveva piegarsi al volere di una donna di mezza età che gli arrivava al petto. Eppure era forzuta, l'infermiera! Dal momento che dopo mezz'ora ancora non aveva ancora un vero stimolo, lo manovrò fino a farlo posizionare col sedere bello alto e la testa sul cuscino. Poi una peretta arancione già piena di acqua e sapone di marsiglia, e senza lasciargli il tempo di dire "non voglio" infilò la punta bianca nell'ano, reso ben visibile dalla mano che separava le natiche, e con un singulto lui sentì immediatamente l'acqua saponata invadegli nuovamente il retto, e un po' più in sù. Quando l'infermiera gli somministrò la seconda pera, piagnucolò come un bambino grande.Ma per la suppostona della sera, di tachipirina 1000, non disse nulla. Alzò il sedere e lasciò che gli infilasse la supposta appena quel tanto perchè quella riuscisse a superare lo sfintere. Aveva intuito che non era aria, non ce n'era di sfuggire alle cure. Se un'ifermiera era in difficoltà, chiamava un collega uomo e con il suo aiuto ti costringeva alla "posizione", sempre col culo in su, ben esposto a tutti quelli che entravano nella stanza, tra i quali era arrivato, per fermarsi, un altro detenuto. Doveva subire un trattamento di sblocco, sfortunato! Quindi toccava prendersi nel culo supposte e clisteri, dita unte e termometri, che non toccasse anche la rettoscopia! Con questo spirito, rassicurato dal fatto che stessero per dimetterlo, sopportò quell'ultima suppostona di tachipirina 1000, quelle dell'esercito.La mattina successiva fremeva per essere dimesso. Ma la cosa fu ritardata da un imprevisto medico. O meglio, da un falso fuori programma del servizio sanitario, determinato - per così dire - dal protocollo nazionale sulla sicurezza e la salute dei detenuti. Dissero a Juri, era questo il suo nome, che la sua dimissione sarebbe stata posticipata dal momento che il giorno dopo, in tutti i centri detentivi dello stato, sarebbe stato dato il via al check-up del colon-retto. Dal momento che si trovava già lì, avrebbero cominciato con lui di primo mattino. Digiuno fino al giorno dopo, e poi alle 7:00 preparazione all'esame. Chissà! forse non sarbbe stato proprio il primo, infatti il suo esame era previsto per le ore nove. E così, in ansia per l'esame del giorno dopo, cominciò a chiedersi cosa significasse il termine "preparazione". Non dormì molto, perchè lo spaventava l'idea che gli inserissero un tubo nel culo, ma non sapeva molto altro. E poi dall'ansia non era riuscito ad andare al gabinetto, nonostante la sentisse che era lì, ma quella bastada non scendeva! Alle 6.30 si accesero le luci e l'infermiera passò a informarlo di recarsi nella sala d'attesa dell'ambulatorio. Alle sette, quando lo chiamarono, con lui entrò un altro detenuto piegato in due da forti dolori addominali. All'interno della stanza c'erano due semplici letti del riformatorio, uno di fianco all'altro, con un vecchio carrello addossato al muro, tra i due letti. Sopra il ripiano si trovava una cassetta chiusa dall'aspetto misterioso, che stava per essere aperta e usata dai due medici, un anziano signore paffuto e una donna smilza con dita lunghe e guantate.Mentre cominciava a sentire i crampi per il tappo intestinale, lo fecero sendere supino per la palpazione del ventre. Mentre il dottore premeva e individuava l'ingombro intestinale di Iuri, la dottoressa fece lo stesso con l'altro paziente, e molto velocemente gli disse di girarsi e alzare bene il sedere, sedere che venne immediatamente scoperto da mani già guantate. Il paziente era docile e rassegnato a qualsiasi trattamento pur di liberarsi di quei dolori. Usando due dita, molto lubrificante, e della lidocaina, la dottoressa riusci ad estrarre alcuni blocchetti neri e duri. Era la migliore per via delle lunghe dita che arrivavano dove altri fallivano. Il detenuto piagnucolò ripetutamente durante l'interminabile procedura, che durò ben dieci minuti.Con questo sottofondo, il dottorone fece a Iuri le classiche imbarazzanti domande.... quanti giorni senza andare di corpo... perchè si sente che l'intestino è pieno.... se soffrisse spesso di stitichezza.... in tal caso lo avrebbe inserito nel programma check-UP.... poi lo spinse di fianco e con abili mosse gli abbassò calzoni e mutande, gli piegò le gambe al petto e, in men che non si dica gli infilò un dito nel sedere, con un filo di vasellina. Lo estrasse quando capì quanto spazio c'era per la punta della pera. Dottoressa abbiamo anche i microclismi e le supposte nella valigetta? Non c'era molto spazio per la pera, quindi il dottore optò "per un piccolo clisterino per farci spazio". Con sua sorpresa e imbarazzo il dottore se lo sistemò sulle ginocchia, gli aprì le natiche e senza grandi cortesie gli infilò la punta del microclisma - per adulti - nell'ano. Lo spremette allo stesso modo costringendo Iuri a una smorfia di fastidio perchè il glicerolo bruciava moltissimo! Dopo la somministrazione il medico lo tenne lì stringendogli le natiche e incitandolo a farsi coraggio, che un clisterino non uccide nessuno!Mentre viveva questo momento umiliante e ora anche doloroso, Iuri assistette alla somministrazione del lassativo all'altro detenuto, ancora molto sofferente. Vedeva il sedere alto e le natiche tenute aperte dalle dita aguzze della dottoressa, mentre gli infilava nel sedere la punta di un siringone riempito con acqua e molta glicerina. Prima di iniettargli nel retto il liquido, lo avvisò di respirare a fondo e cercare di rilassarsi, perchè non sarebbe stato piacevole e avrebbe dovuto resistere. Così quando il liquido gli venne premuto dentro, si sentì che gli mancava il respiro dalla sensazione di bruciore, lo sentiva respirare forte, sudava copiosamente. Ci vollero cinque lunghi minuti, poi esplose da dietro tre pezzi grossi di feci indurite, e si fermò ansimante.
04-07-2021, at 11:59 AM
Alıntı
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