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Non hai vinto, ritenta.

 
Post #1


Non hai vinto, ritenta.Mia moglie sta sulla soglia della porta che mette in comunicazione il salotto e la camera della suite che ha scelto in questo riservato - e carissimo - hotel giapponese. Sta ferma, rigida, corrucciata, ed osserva. Lo so, che non le va. Lo so, che non le piace. lo so. Ma io voglio che stia a guardare mentre questa sconosciuta mi lecca il cazzo. E voglio guardarla, mentre questa sconosciuta mi lecca il cazzo.Mia moglie è bionda, alta: sfiora il metro e ottanta. Quando indossa i tacchi è più alta di me. Occhi verdi, labbra carnose e rosee: due nonni norvegesi, uno francese, uno svizzero. Denti perfetti. Seno generoso, una quinta misura dai capezzoli rosei e grossi come nocciole capace di ipnotizzare chiunque. Addome morbido, candido, convesso: la fossetta dell'ombelico sprofonda tra due delicate pieghe cutanee. Inguine meticolosamente depilato, grandi lebbra carnose, piccole labbra arricciate e rosee che sbocciano come un fiore asimmetrico da sotto il suo piccolo clitoride. L'ano di mia moglie al momento non si vede, ma io so che aspetto ha: è quasi roseo, dai margini definiti, una serie di minuscole pieghe di mucosa si irraggiano dal centro alla periferia. Ed è meraviglioso leccarlo. La sconosciuta, invece, è piccola, bruna. Un essere umano affascinante, nelle cui vene scorre sangue che arriva in parte dall'Africa centrale, in parte dal Giappone, in parte dalla Corea, in parte dall'India. Quattro nonni, quattro radici diverse. Occhi neri. Ascelle ed inguine non depilati: un cespuglio folto e compatto ricopre i suoi genitali bruni e carnosi, ed orna l'incavo delle sue ascelle. Culo scarno, nervoso, che sporge spigoloso da sopra un paio di cosce filiformi, dai piccoli muscoli guizzanti sotto la pelle bruna e tesa: un ciuffo di peli serici e neri spunta dalle sue natiche divaricate mentre carponi sul letto me lo succhia lentamente, ed io quel pacchetto di peli spessi e ancora umidi della mia stessa baca posso vederlo dallo specchio che ricopre mezza parete: mia moglie, grazie allo specchio, può goderselo da due diversi punti di vita, quel pacchetto di umidi peli. Il buco del culo della ragazza, lo so per averlo visto da vicino prima di mettermi a leccarlo, poco fa, è piccolo e marrone, compatto: ho fatto fatica ad infilarci dentro la lingua. Il sapore era stato sorprendentemente forte, follemente inebriante: glielo avrei mangiato. Ho dovuto contenermi e limitarmi a lavorarmelo ai bordi finché non mi si è spalancato sotto la lingua come un fiore improvvisamente sbocciato. Un buco di culo tonico, ma cedevole alla bisogna: i miglori. La sconosciuta , impegnata a succhiarmi il cazzo, ciuccia guardandomi in faccia: occhi neri, naso aquilino. Quando apre la bocca le labbra mostrano dei denti candidi, dagli incisivi lievemente affastellati. Capelli neri, lisci, lucidi, legati alla nuca con un laccio di cuoio marrone. Non voglio andare per cliché, ma direi che i capelli sono giapponesi. Il culo è coreano. L'addome è indiano. E il seno è africano. Figa e buco del culo, invece, sono un mix speziato di tutte le diverse origini. Mia moglie ha una montagna di capelli mossi, biondi, con boccoli ritorti su sé stessi che le cascano sulle spalle candide chiazzate da efelidi. Mi guarda come se potesse inenerirmi con lo sguardo lì, al momento. Io le sorrido mentre la tizia si infila il mio cazzo in gola, mostrando il culo a mia moglie da ben due diversi punti di vista. Diverse. Così diverse.La figa di mia moglie sa di ferro e miele.La figa della tizia ha un retrogusto muschiato. Fenomenale. Il profumo mi ha fatto mugolare dalla goduria, e ho voluto annusarla a lungo prima di concedermi di assaggiarla. Per assaporarla ho dovuto spingere la mia lingua attraverso una trama di fitti peli bruni. L'odore del suo sesso mi è risultato inebriante. Erano anni, che non sperimentavo un sapore di figa diverso. Mi sono quasi venuto nelle mutande, mentre lasciavo scorrere contro la lingua quel sapore, mentre me lo schiacciavo sul palato per assaporarlo a fondo. Forse perché quel sapore di figa è così diverso. Così inusuale. Così nuovo. Non lo so, davvero: l'odore delle sue ascelle mi eccita da impazzire: non puzzano, ma non sono profumate, come da gentile richiesta. Hanno un profumo di donna diverso da quello che ha mia moglie, e tanto mi basta. Mi inebria, l'ho già detto?Da una parte la donna che ho creduto essere perfetta, quella per la quale mi sono perdutamente innamorato, quindici anni fa: allora il desiderio di lei, il bisogno di sentire il suo sapore sotto la lingua, il suo profumo sotto al naso, mi ha fatto fare vere e proprie follie. Compreso un viaggio disperato sino a Tokyo per implorarla di tornare in Italia da me. Non è tornata. Io, sono rimasto a Tokyo con lei. Dall'altra questa ragazza sconosciuta e benpagata, che ha vent'anni in meno di me, che è magra e graziata, che ha i denti non raddrizzati da un costoso apparecchio applicato in età prepuberale, che non si depila i genitali e le ascelle, non si deodora, e non si profuma. Una donna che ha il corpo con la quale è nata, e che non si fa problemi nel mostrarlo non ricorrendo ad artifici, a maquillage, a posticci miglioramenti: è stata scelta così per come si mostrava, su di un sito che riportava gli annunci di professioniste del sesso. Mia moglie, l'ha scelta. Sì, la tizia, il nome d'arte è - per quanto improbabile - Afrodite, è una puttana. No, non è un insulto: è una puttana, è il suo mestiere. Una prostituta. Una meretrice. Una professionista del sesso. Una che vende il proprio corpo per soldi, a più o meno chiunque si offra di pagarne i servigi. Che sono cari. E non prevedono la presenza di intermediari. Emette suoni gutturali mentre si infila il mio cazzo in gola. Io guardo mia moglie. Il culetto di Afrodite fa avanti e indietro, accompagnando i versi di gola della ragazza. Che ha diciassette anni in meno di mia moglie, signore e signori: una ragazza di ventun anni me lo sta ciucciando davanti alla mia nuda consorte trentottenne. E io ho appena leccato quella figa e quel buco del culo pelosi, cercando la posizione che meglio garantissero a mia moglie la visione della mia lingua che faceva dentro e fuori da quel buco di culo scuro e teso. Lei guarda Afrodite. Sospira. mette le mani conserte, incrociando le avambraccia davanti al seno maestoso.Quanto ho venerato il corpo di quella donna. Quanto ne ho adorato il profumo. L'ho visto cambiare inesorabilmente nel tempo, continuando ad adorarlo, continuando ad annusarlo, godendolo ogni giorno, perché era la cosa più preziosa che mi fosse mai capitata. Io, potevo sentire il profumo di quella figa.Io, potevo sentire il profumo di quel buco di culo.Io, potevo leccare quelle ascelle e quasi venirmi nelle mutande per la goduria che farlo mi dava. Io, potevo conoscerne il sapore di bocca e orecchie, di piedi e dita. Io ho scoperto di non essere l'unico, a potersi godere quei sapori, a poter inspirare quei profumiIo ho scoperto che mia moglie aveva il bisogno di farsi annusare ed assaggiare la figa e il culo da altri. Che non le bastava il mio naso, non le era sufficiente la mia lingua. Io ho letto le chat, ho visto i filmati. Di nascosto. E di nascosto mi ci sono masturbato, con quei filmati, perché se vedere mia moglie che si scopava altri mi aveva spezzato il cuore, guardare il suo corpo fremente sotto i colpi di cazzo altrui era stato dolorosamente delizioso, masochisticamente esaltante. Sentirsi morire e avere il cazzo duro come il legno. Guardala godere ed odiarla, ma tirarlo fuori e menarselo. Così un giorno le ho detto che capivo quel suo bisogno. Lo capivo. Le ho detto che sono in grado di distinguere l'amore dal sesso, e di essere sicuro che lei è l'unica donna che io abbia mai amato: ne ho scopate tante, di donne, prima di inciampare miracolosamente su di lei. Eppure quelle non le ho amate: le ho desiderate, le ho scopate, le ho leccate in ogni angolo, e mi sono goduto ogni momento, ma non le ho amate. Io ho amato lei, solo lei. Mai nessun'altra. Davvero. Non così. Perché il mio per lei è un amore folle, assoluto, inspiegabile. E il sapore di un'altra figa non lo avrebbe intaccato nemmeno un po'. Sarebbe stato solo il sapore di un'altra figa. Il sapore di un altro culo. La consistenza di altri capezzoli. L'odore di altre ascelle. Il sapore di un'altra saliva. Il profumo di altri capelli. Quindi poteva venire con me da una puttana che avrebbe scelto lei, farmici scopare senza mai togliermi gli occhi di dosso, e provare sulla sua pelle quel che io avevo provato guardandola scopare con altri. Vedendola venire con altri. Sentendola godere con altri. Non la volevo punire. Non volevo, per la prima volta nella storia del nostro rapporto, essere io quello che mette condizioni. Ma le ho detto che se non mi avesse permesso di gustare altri frutti, così come aveva fatto lei, io l''avrei lasciata. Perché con una donna egoista non avrei proprio potuto continuare a vivere. Le ho detto che me ne sarei andato.Che avrei tolto l'incomodo.Che me ne sarei tornato in Italia. Perché io potevo capire e perdonare.Ma pretendevo reciprocità.Di comprensione.E di perdono. E è pensando a questo, guardando negli occhi mia moglie, che comincio a dimenarmi nella bocca della sconosciuta, tra i suoi rumori ritmici da ingoiatrice di cazzi, carezzandole i capelli neri con le mani, facendole scivolare le mani lungo la schiena liscia mentre ansimo e schiudo la bocca e digrigno i denti, giù con le dita sino al culetto peloso, afferrandolo dai due lati attorno al suo buco del culo, strizzando le chiappe scure a due mani, artigliandole il culo con il medio della mano destra e con il medio della mano sinistra, affondandole nel culo le due dita mentre le schizzo in gola. Non distogo mai lo sguardo da mia moglie. Mai. Strizzo le chiappe scure e vuoto i coglioni nella gola della sconosciuta mentre guardo gli occhi verdi di mia moglie.Afrodite continua a ciucciarmi il cazzo da attraverso il preservativo gonfio di sperma. Io ansimo. Poggio con la schiena alla spalliera del letto. Mollo lentamente le chiappe di Afrodite. Le sfilo le dita da dentro il culo. Gliele passo sul buco del culo, attorno al buco del culo, ripetutamente. Poi me le porto al naso, e le annuso. Fissando gli occhi verdi di mia moglie, lentamente, mi infilo le dita in bocca, e le assaporo. "Sei uno stronzo", dice mia moglie. E me lo dice mentre gli occhi le diventano rossi, e si sforza di non piangere.Io non dico niente, e continuo a farmi rigirare le dita in bocca. "Ma io so essere più stronza di te", mi dice. E a quel punto si avvicina al letto, si inginocchia tra le cosce di Afrodite: "Signorina, considera raddoppiata la paga", le dice, acida, e poi le infila la lingua nel culo.
04-07-2021, at 11:59 AM
Alıntı
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