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admin 09-01-2021 06:53 PM

Le ripetizioni orali della puttanella (seconda par
 
Le ripetizioni orali della puttanella (seconda parIn ginocchio sapevo cosa fare, gli avevo slacciato la cintura e sbottonato il pantalone: prima che gli tirassi giù la lampo, senza parlare, lui aveva armeggiato con i bottoni della mia camicia, facendomi capire che avrebbe gradito che me la togliessi. Lentamente e con gesti un po' maliziosi e studiati, avevo preso a sfibbiarli, mentre lui mi carezzava i capelli in maniera un po' nervosa, come se improvvisamente gli fosse venuta fretta: così ne sbottonai solo tre o quattro, lasciando aperto un varco sul petto, in modo da consentirgli di penetrare con le dita sui capezzoli nudi, e poi ripresi le operazioni su di lui, facendo scivolare la lampo verso il basso e tirandogli giù i calzoni e le mutande.Me lo ritrovai davanti al naso, libero, grosso e lungo, ancora penzolante, profumato di una recente doccia, e istintivamente le labbra mi si allargarono in un sorriso compiaciuto: quel cazzo mi piaceva proprio, come tutti i cazzi, ma quello aveva un che di padronale, di signorile, come se esercitasse un potere su di me.L'autorità degli antichi testi, dei latini e dei greci, visto che era il prof di latino. Prima di consentirmi di cominciare il pompino, staccò le dita dai miei capezzoli, le portò sulla mia testa e sotto il mento, mi fece piegare il viso in modo che il mio sguardo potesse incrociare il suo.- Brava, piccola troia. Mi piace come me lo guardi.Fu in quel momento che avvertii come una scossa, che la scomoda posizione in cui stavo mi sembrò finalmente quasi piacevole, che quello che stavo facendo non mi sembrò sporco e sentii qualcosa che mi tirava, lì dalle parti del pube, un'eccitazione che, da quando avevo liberato la giovanissima mignotta repressa che era sempre stata dentro di me, non avevo mai provato in quel modo, il pistolino che mi si drizzava prima un poco e poi in maniera sempre più marcata, tanto da rendermi complicato mantenere quella posizione, e mentre lui mi infilava in bocca il suo cazzone, sentivo il bisogno di carezzargli le cosce pelose e piantate come affusti di cannone, gli spandevo le mani sui glutei e sulla schiena, per prendergli un coglione dovevo usare entrambe le mani, per quanto li aveva grossi, provavo anche io la necessità di essere accarezzata, desiderata, amata, ma lui se ne fregava, si beava della mia bocca e delle mie carezze, ogni tanto glielo impugnavo come se dovessi svitarlo e riavvitarlo, la cappella aveva iniziato a inumidirsi, oltre che della mia saliva, anche della pre-eiaculazione, ora puzzava un po', desideravo le sue carezze ma ero solo una troietta trav, per lui, mi titillava le punte dei capezzoli facendomi impazzire ma oltre non andava, ansimava sempre di più e me lo spingeva tutto in gola, fino a farmi affondare il naso sulla sua peluria intensa, l'inevitabile conato di vomito era temperato dal suo intenso sapore e odore di maschio.- Vengo, puttanella.Provai un po' di delusione, avrei voluto proseguire, il culo glielo avrei dato volentieri ma non potevo pretendere di provare un pizzico di illusione, una manciata di secondi di amore e accettai che mi scostasse dal suo uccello tirandomi delicatamente i capelli e la testa all'indietro, mi puntò con la sua grande cappella nuda e masturbandosi lentamente iniziò a godere ululando e a schizzarmi come se avesse avuto un estintore in mano.Guadagnai il bagno in silenzio, nello specchio solenne e con due lampadine antiche ai lati guardai il mio faccino glabro ancora sporco del suo seme, i capelli tirati all'indietro e raccolti in un piccolo codino, la collanina di finte perle al collo, la camicia bianca aperta e macchiata di sperma, gli orecchini a cerchietto appena visibili, il jeans attillato a rimarcare le forme di un culetto tondo, la patta praticamente inesistente, il trucco leggero ma ancora evidente.- Perché non porti il reggiseno?Me lo chiese mentre mi sciacquavo il viso: non avevo chiuso la porta a chiave, che senso avrebbe avuto, una volta che si era preso la mia intimità più profonda? Alla domanda avrei potuto rispondere la verità, che non lo mettevo mai, quando dovevo prendere i mezzi pubblici, temevo bulli e m*****atori. Invece dissi un'altra cosa, comunque un poco vera.- Preferisco averle libere, sotto la camicia.Sorrise. Era un bell'uomo, alto più di me, non un gigante ma una bella presenza, senza pancia. Non portava anelli né collane, mi aveva guardato i piedi, portavo un paio di ballerine.- Belle scarpette, ti stanno bene. Gradisci qualcosa?Avevo chiesto un po' d'acqua, poi mi ero seduta per fare pipì: lo avevo quasi sempre fatto, per abitudine, sin da bambina, quando avevo capito che ero un bambino diverso da tutti gli altri. Avevo lasciato la porta accostata e lui aveva sbirciato dentro, mentre mi alzavo e rimettevo il pisellino piccolo e tenero dentro gli slip rossi col fiocchetto giallo al centro, indugiando perché affascinata dai suoi occhi che mi stavano ammirando.- Sei dolcissimo, prof.Lo sguardo compiaciuto si indurì, gli occhi si contrassero in una smorfia severa.- Ti ho autorizzata a darmi del tu?Da quel giorno, per tutta la durata delle ripetizioni, gli feci un pompino alla volta. Ogni lezione durava un quarto d'ora, venti minuti in più. Imparai un po' di latino, molto più di pompino, lui mi veniva regolarmente addosso o in bocca ma non mi consentì mai di dargli del tu.Il giorno degli esami di riparazione però mi accompagnò a scuola. Al suo collega disse che, più che allo scritto, andavo bene all'orale. Non mi sembrò di scorgere particolari sguardi di intesa fra di loro, ma il giorno dell'esame, prima di cominciare, il mio prof di latino mi fece entrare nella stanza dei professori.Non capii perché stesse chiudendo la porta a chiave. Solo quando si tolse la giacca e si slacciò la cintura mi disse che lo scritto non era andato benissimo, dunque ci voleva un pre-esame. Orale, naturalmente.Lo superai a pieni voti.


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